Sabato 20
ottobre
Ore 21.00
Carlo Patriarca
ha presentato
LA SFIDA
(Rizzoli)
Le Radici e le Ali
Via San Rocco, 48 Cuggiono
La Grande Guerra, due medici,
i loro ideali, le loro
inquiete e contrapposte
vite professionali
e l’amore per una donna.
E nel 1918, insieme alla pace, arriva la grande epidemia
di spagnola che,
proprio nel mese di ottobre di 100 anni fa, raggiunge il suo apice.
Carlo Patriarca
vive a Milano e lavora a Como come medico patologo.
Ha esordito nel 2013 con il romanzo Il campo di
battaglia il cuore degli uomini.
Con l’interessantissimo incontro di sabato 20 ottobre abbiamo idealmente
concluso non solo gli incontri letterari del 2018, ma soprattutto il nostro
contributo alla rievocazione ed all’approfondimento di alcune importanti
pagine della nostra Storia.
Abbiamo infatti parlato degli ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale, a
cento anni dalla firma dell’Armistizio siglato a Villa Giusti, e del
diffondersi di un’epidemia ancora più devastante della guerra per diffusione
e mortalità, la cosiddetta “spagnola”.
Protagonista della serata, alla presenza di un pubblico numeroso a
particolarmente partecipe, è stato Carlo Patriarca – medico patologo
prestato alla letteratura con esiti eccellenti, già nostro ospite nel 2014
con il suo libro d’esordio
Il campo di
battaglia il cuore degli uomini.
Nuovamente a Cuggiono per presentare il suo secondo romanzo,
La sfida (Rizzoli), Carlo Patriarca ci ha fatto
rivivere, attraverso le vicende dei protagonisti – due medici e un’infermeria –
il clima delle retrovie del conflitto, i casi di autolesionismo, la crisi degli
ideali...
Al di là della trama, sulla quale l’autore ha scelto di mantenersi piuttosto
vago, abbiamo potuto apprezzare il suo lungo e minuzioso lavoro di
documentazione, le sue brillanti capacità espositive, la sicura padronanza dei
linguaggi specifici, anche al di là dell'ambito medico e,
soprattutto, la conoscenza approfondita dei vari temi trattati nel romanzo.
Primo fra tutti, quello che, in tempi recenti, è stato definito “disturbo
post-traumatico da stress” i cui sintomi – palpitazioni, tremori, paralisi,
forte depressione, problemi cognitivi e di memoria... –, erano apparentemente
legati ai combattimenti.
Gli inglesi avevano coniato il termine shellshock per una “sindrome” che
credevano causata dallo spostamento d’aria dell’esplosione che, anche senza
arrivare a uccidere, poteva cusare danni al cervello.
Tra gli alienisti, Agostino Gemelli studiò a lungo questo fenomeno e compare fra i personaggi del
romanzo, insieme ad altri illustri colleghi.
Molti medici furono dunque coinvolti in una lotta senza quartiere contro
indisciplinati, insubordinati, uomini in fuga nella follia, simulata e non. Nei
padiglioni dei manicomi italiani vennero rinchiusi in osservazione tutti quei
militari che accusavano sintomi di patologie nervose e psichiche, ma la
principale preoccupazione degli specialisti era smascherare chi simulava quei
disturbi per restituirli prima possibile ai loro superiori e alle trincee.
Un altro degli aspetti più affascinanti della Grande Guerra di cui Patriarca ci
ha parlato, è stato sicuramente la vita nelle trincee e negli appostamenti di
alta montagna. Mai, prima di allora, si erano combattute delle battaglie ad
altitudini così elevate.: tra le cime del Massiccio dell'Adamello italiani e
austro-ungarici si trovarono uno di fronte all'altro ad oltre 3000 metri di
altezza.
Dopo aver descritto il clima politico e intellettuale di Milano e Pavia,
l’autore si è a lungo soffermato sull’influenza spagnola che ha caratterizzato
gli ultimi mesi della Guerra.
Comparsa nella primavera del 1918 con una breve epidemia di carattere benigno,
era poi scomparsa, per iniziare a mietere nuovamente le sue vittime da luglio in
poi, raggiungendo l’apice ad ottobre. Accanto ai letti dei feriti del fronte,
c’erano dunque quelli dei malati infettati dal morbo sconosciuto.
Nonostante i numeri impressionanti, malati e morti illustri, i tentativi di
censura che ne hanno certamente condizionato l’evoluzione e il diffondersi, la
spagnola ha avuto un posto ridotto nei libri di storia, forse perché a
differenza delle guerre, non ha avuto un inizio, una fine e, soprattutto eroi da
ricordare: La sfida, in certo senso, almeno in ambito letterario, contribuisce a
colmare questa mancanza.
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