"Poco
più di un anno fa il telefono squillò a casa mia verso le due del pomeriggio.
Chiamava da Vigevano, dove abita, il mio vecchio amico Lodovico Terzi. «Hai la televisione accesa?
Stai vedendo?». Non stavo vedendo. «Accendi subito, succede una cosa
incredibile. Pura «Urania». Era l'11 settembre e quello che scorreva sullo
schermo era effettivamente una copertina «Urania», due grattacieli stroncati da
due aerei, fiamme, fumo, gente che si gettava dalle finestre, l'America under
attack. Di scene del genere ne avevamo lette e pubblicate non poche nel
corso degli anni. Gli attaccanti potevano essere extraterrestri ovvero
sovietici, una setta segreta con vertiginose ambizioni di conquista mondiale
ovvero un gigantesco asteroide. Ma l'immagine era quella, lievemente demodée,
archiviata nella mente di tutti i lettori di «Urania», la rivista di
fantascienza «più famosa»..."
Con queste parole si apre un
interessante articolo, pubblicato il 12 ottobre 2002 su
ttL,
tuttoLibritempoLibero,
a firma di Carlo Fruttero, quel Fruttero che, con Lucentini, fu il
curatore della collana per diverso tempo. Provate a immaginare: un tranquillo
cittadino prende il telefono e chiama un altro tranquillo cittadino per
segnalargli un avvenimento che si svolge dall'altra parte dell'oceano ma che è
visibile «in tempo reale» su una macchina da salotto e tuttavia collegata con
satelliti rotanti nello spazio a folle velocità: già questo è non poco
fantascientifico, ma poi emergono altri particolari ancora più «uranieschi». C'è
un cattivo ricchissimo e fanatico che ha organizzato tutto, è un arabo con una
lunga barba grigia, si nasconde chissà dove, forse fra le impervie montagne
dell'Asia centrale. Subito il presidente ordina che gli sia data la caccia, che
venga preso «dead or alive» e manda i suoi soldati a snidarlo tra grotte e
burroni, in un territorio di marziana aridità. Ma intanto lettere contenenti il
micidiale bacillo dell'antrace vengono diffuse negli Stati Uniti, gli uffici
postali sono sorvegliati giorno e notte, i controlli sui passeggeri aerei si
fanno stringenti, un viaggiatore viene scoperto con dell'esplosivo nascosto nel
tacco (o nelle mutande, diremmo oggi).
La questione su cui vogliamo riflettere,
però, non è circa il valore
profetico della fantascienza, su cioè quante delle sue previsioni si siano o no
avverate, su quante e quali si avvereranno in un futuro più o meno prossimo: la
fantascienza non deve essere concepita e letta come una specie di manuale ad uso
di maghi, veggenti, chiromanti. Prosegue infatti Fruttero:
"Con un occhio riconoscente
ai precursori, Jules Verne e H.G. wells, si trattò sempre soltanto di ipotesi,
estrapolazioni, intuizioni più o meno plausibili, scritte più o meno bene, con
un fondamento scientifico, sociologico, politico più o meno coerente. Ma
di fronte al crollo delle Torri Gemelle di New York il lettore abituale di
«Urania» non può essere caduto totalmente dalle nuvole. Terribile, straziante
spettacolo. Eppure possibile, e in senso lato prevedibile. Il fatto è che al di
là dei dettagli, di ogni caso specifico, «Urania», tutta la fantascienza, ha
avuto la funzione (si potrebbe dire il merito?) di far pervenire ai suoi lettori
un rintocco in assonanza con quello celebre del poeta John Donne, «per chi suona
la campana». Nessuno è al sicuro, nessuno si salva, la nostra civiltà è
fragilissima e può crollare in ogni momento, anche nel modo più brutale,
figurativamente rozzo, di un aereo dirottato che centra un grattacielo, di una
mano guantata che infila una busta velenosa in una cassetta postale. Alcune
generazioni di lettori di «Urania» hanno assorbito, sapendolo o non sapendolo,
questa dura lezione e oggi, in vista di copertine catastrofiche di ogni sorta,
proveranno forse un po' meno sbigottimento, un po' più di filosofica
rassegnazione. Così va il mondo, così vanno tutti i mondi possibili e
impossibili tra Vigevano (o Cuggiono, diremmo noi) e le più remote galassie".
Più che profeti, molti autori di
fantascienza sembrano essere - o essere stati - i tormentati analisti delle tendenze e delle
implicazioni più occulte, angosciose e temibili dei loro tempi, che non sono
certo diversi dai nostri. Sono spesso l'anticipazione, offerta alla mente irrequieta,
di realtà prossime ad attuarsi. Per dirla con le parole di Verne:
"Tutto quello
che invento, tutto quello che immagino, resterà sempre al di sotto della verità,
perché verrà un momento in cui le creazioni della scienza oltrepasseranno quelle
dell'immaginazione".
Che cosa ci aspetta, allora, il futuro?
La risposta alla fantascienza...
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Ultimo aggiornamento:
15-12-10