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Si ringrazia per la collaborazione
Ecoistituto della Valle del Ticino
Libreria Memoria del Mondo
«In casa mia non c’erano gli odori che c’erano nella tua, noi non
mangiavamo pastasciutta abbiamo conosciuto altre spezie diverse, annusato
profumi diversi. Io non sono italiana, punto. Io sono “anche” italiana, ma
una fortissima componente di me ha radici mediorientali. E io sono il
risultato di più identità».
Con
questo sfogo, Qamar, la protagonista de Il caffè delle donne,
romanzo d’esordio della giovane scrittrice Widad Tamimi (padre
profugo palestinese fuggito dall’occupazione israeliana, madre di origini
ebree, la cui famiglia scappò a New York durante la Seconda Guerra
Mondiale e una vita vissuta in Italia) esprime e riassume i problemi, le
frustrazioni, il difficile equilibrio di chi vive la propria identità come
frutto di culture diverse e cerca disperatamente le proprie radici. Un
romanzo dove prevalgono due dimensioni: una, più intima e personale,
legata alla ricerca di sé, ma anche ai rapporti familiari e sentimentali,
e quella dei sensi, stimolati in primo luogo dal rito della
preparazione e
della degustazione del caffè.
Abbiamo avuto il piacere di parlare dei tanti temi presenti in questo
romanzo con la giovane autrice, che nel corso della serata ha risposto a
numerose domande.
Oltre
a raccontarci che la parte dedicata all’infanzia ed all’adolescenza della
protagonista presenta diversi tratti autobiografici, Widad ha
approfondito i tratti e la genesi di alcuni personaggi, ha precisato il
suo pensiero riguardo il ruolo della famiglia e, in particolare, della
donna nei paesi arabi e il suo atteggiamento verso una violenza fisica
subita – fenomeno purtroppo generalizzato e non certo ristretto a singole
aree geografiche. Si è soffermata anche sul fondamentalismo, sulle diverse
anime che convivono in un’unica città e, naturalmente, sull’immancabile
rito del caffè e sul significato della lettura dei fondi rimasti nella
tazza.
Solo smettendo di sentirsi divisa tra nostalgia del passato e l’attesa del
futuro, dopo aver scelto l’uomo con cui condividere la vita e superato una
grave perdita, Qamar, la protagonista del romanzo, ha saputo ritrovare la
propria armonia. Questo ci ricorda senz’altro i modi pacati ed equilibrati
dell’autrice che ci ha lasciato, fra l’altro, un importante messaggio di
pace.
Widad, che può vantare una multietnicità così marcata, diventa quasi, con
la sua famiglia, la sintesi vivente di due mondi – Oriente e Occidente –
diversi, ma solo apparentemente inconciliabili, e dimostra come sia
possibile integrare diverse identità senza subirle.
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